mercoledì 2 novembre 2016

Fobie e VR

Ciao, sono tornato dopo questa breve pausa per parlarti delle fobie

Immagino che tu già sappia che la fobia è una paura. Sarà capitato anche a te di avere paura di un qualcosa, magari un insetto, oppure del buio quando eri piccolo, senza sapere il motivo per cui accada questo. Secondo quanto affermato nel DSM-5 (un manuale per diagnosticare le psicopatologie, che vanno da quelle meno a quelle più gravi) una fobia è definibile come una paura o ansia marcata verso un oggetto o verso in situazioni specifiche. Ci sono vari tipi di fobie, tutte facenti parte, sempre secondo questo importante manuale psichiatrico, dei disturbi d’ansia. In effetti, se tu ci provi a pensare, una persona che ha la fobia di un qualcosa sperimenta molta ansia, che si può manifestare in sudorazione, panico e altre reazioni emotive di carattere negativo. Tornando ai vari tipi di fobie, vengono individuate tre categorie: fobia specifica, agorafobia e fobia sociale. Di ognuna di loro ti parlerò in questo post, specificando poi i modi utilizzati per curarle con la VR.


La fobia specifica è la fobia a cui tu potresti essere più abituato a pensare. Viene definita come “paura marcata e persistente, eccessiva o irragionevole, provocata dalla presenza o dall’attesa di un oggetto o situazione specifici” (definizione contenuta nel DSM-5). La tua mente potrebbe pensare ad alcuni tipi di fobia specifica, come la fobia degli insetti (definita entomofobia), la fobia di volare in aereo (aerofobia) oppure la paura dei luoghi chiusi e/o di piccole dimensioni (claustrofobia). Tuttavia, sono convinto che nemmeno la tua immaginazione è così fantasiosa da poter trovare gli innumerevoli tipi di fobia esistenti. Se non ci credi, guarda questo link per farti una piccola idea della varietà di fobie specifiche (che, per giunta, non sono nemmeno prese in considerazione tutte):


Al momento, sembra che siano stati presi in esame alcune fobie specifiche nella letteratura scientifica, con risultati molto promettenti. Facendo riferimento ad alcuni studi riassuntivi dei risultati presentati, come quello di Botella e collaboratori (del 2004) dal titolo “Virtual Reality and Psychotherapy”, oppure quello più recente (del 2016) di Valmaggia e colleghi, intitolato “Virtual reality in the psychological treatment for mental health problems: An systematic review of recent evidence”, è possibile mettere in luce ricerche che hanno l’obiettivo di curare la…:
·         Paura di volare. Esiste un programma per curare l’aerofobia.


Esso è denominato CAFFT (Computer Assisted Fear of Flying Treatment); si basa nel principio di adattamento mediante l’esposizione ripetuta agli stimoli ansiogeni e consiste nel presentare, con un computer, immagini e suoni relazionati con il volo in aereo. Si suddivide in sei sequenze con immagini reali integrate che seguono un ordine cronologico. Così, la prima sequenza ricrea i preparativi, con azioni come l’acquisto dei biglietti e la preparazione delle valigie. La seconda sequenza corrisponde al viaggio verso l’aeroporto, ricreando i momenti in cui si ottiene la carta d’imbarco e l’attesa al gate. La terza, quella che genera maggiore ansietà, è il momento del decollo. La quarta corrisponde al volo e la quinta all'atterraggio. Infine, il programma include una sesta sequenza relativa ad incidenti nella quale vengono mostrate immagini catastrofiche, in modo che la persona sia preparata a gestire una notizia senza che questa le provochi ansia. Come puoi notare è un programma che ricrea in modo perfetto la situazione legata al volo.
·         Paura dei ragni. La paura dei ragni viene curata con un semplice visore di realtà 3D, in inglese chiamato “Head Mounted Display”.


La persona visualizza con i propri occhi un ragno ricreato nell'ambiente virtuale (ad esempio, la VR Oculus Rift). L’obiettivo finale è quello di permetterle di affrontare il ragno concreto e reale dopo diverse sedute di esposizione graduale allo stimolo virtuale.
·         Paura di guidare. Esistono anche in questo caso diversi studi che tentano di valutare l’efficacia di realtà virtuali per curare l’amaxofobia, ossia la paura di guidare. Senza entrare troppo in dettaglio, ti posso dire che lo strumento utilizzato potrebbe essere quello mostrato qui in questa immagine, consistente in una sorta di consolle simile a quella che puoi vedere anche nelle sale giochi.


Certo, naturalmente la componente di divertimento non è qui presente e la persona che presenta questa paura è seguita nella sua graduale esposizione alla guida simulata.
·         Claustrofobia. La paura degli spazi chiusi è un altro dei temi indagati nelle ricerche della realtà virtuale. I luoghi chiusi di cui una persona può avere paura sono molti: l’ascensore, piuttosto che una stanza piccola, ecc. In un certo senso, una delle controindicazioni della VR è data dal senso di claustrofobia che può creare. Tralasciando comunque questo aspetto, che rimane superficiale, in uno studio di Botella e colleghi del 1998 (“Virtual environments for the treatment of claustrophobia”) sono stati creati due ambienti potenzialmente ansiogeni per un soggetto con claustrofobia: l’ascensore e la stanza di una casa. In ognuno di essi, sono state ricreate situazioni tali da esporre la persona ad un più elevato livello di difficoltà, intese nel senso che sono state manipolate caratteristiche dell'ambiente per renderlo più pauroso. Ad esempio, la stanza diventava sempre più piccola o la porta dell'ascensore poteva essere bloccata, dopo essere in un primo tempo aperta.
·         Acrofobia. Per certi aspetti simile alla paura di volare, l’acrofobia consiste nella paura delle altezze e del vuoto. In California sono stati sviluppati dei sistemi di VR per superare questa fobia: in uno di essi, il paziente deve passare sopra di un profondo burrone attraversandolo sopra un ponte sospeso nel vuoto, con tavole strette. L’uso di questo sistema con 32 pazienti ha dato il 90% di successi. 
·         Paura di affrontare un esame. Nell’Università Cattolica di Milano è stata sviluppata un’app per smartphone per venire incontro agli studenti che hanno paura ad affrontare un esame. Si chiama S-360 ed è organizzata in giorni. Va ripetuta alcune volte al giorno, pochi giorni prima dell’esame. La sua efficacia non è stata ancora provata, ma essa sembra molto promettente.


Queste paure sono dei prototipi di fobia specifica. Rimane comunque sempre possibile, nel caso una persona manifesti una fobia diversa da quelle sopra citate, realizzare una VR appositamente costruita per trattare un determinato tipo di problema.

Per quanto riguarda l’agorafobia, essa consiste fondamentalmente nella paura ad attraversare vasti spazi aperti.
Le ricerche di VR che hanno tentato di indagarla sono moltissime e non è necessario che mi dilunghi a passarle in rassegna tutte. Nel caso fossi interessato ad approfondire questo genere di fobia, ti rimando all’articolo di Valmaggia e collaboratori a cui ti ho accennato in precedenza. Quello che qui mi interessa è descriverti un possibile ambiente per curarla, fra i molti, cosicché tu ti possa rendere conto di quanto efficace, oltre che realistico, risulta il trattamento con VR. A tal proposito, questa volta voglio che tu guardi con i tuoi occhi questo video (senza necessariamente ascoltare le parole, bastano le immagini), nel quale sono ricreati ambienti stressanti per una persona con agorafobia:

Come vedi, in un certo senso è molto semplice poter far fronte a questa fobia (come del resto altre) a livello di strumentazione. Si tratta solo di mettersi in gioco, rimanendo comunque seguiti da una figura professionale. I rischi con VR sono decisamente minori da quello che avviene con esposizione dal vivo del soggetto.

Infine, ti voglio parlare della fobia sociale, definita anche disturbo di ansia sociale, è la paura intensa e pervasiva di trovarsi in una determinata situazione sociale. Le situazioni sociali generano, in chi soffre di tale fobia, pensieri negativi, sudorazione, sentimenti di vergogna imbarazzo, paura del giudizio altrui; al più, la persona può anche evitare in modo sistematico le situazioni sociali che generano in lei, appunto, questo genere di disagio, aumentandone il livello di isolamento. Posso dirti che la fobia sociale è stata declinata nella VR in vari modi: uno di essi è la paura di parlare in pubblico. La paura di parlare in pubblico è una sorta di prototipo di fobia sociale, in quanto rappresenta perfettamente i suoi elementi qui sopra descritti. A tal proposito, sono state sviluppate diverse applicazioni smartphone per curare la fobia sociale: si può pertanto parlare di fronte ad una classe virtuale, ad un auditorium di persone, ad un convegno, ecc.., venendo seguiti da uno psicologo, che gradualmente espone l paziente ad un maggiore livello di intensità emotiva, variando alcune caratteristiche dell'ambiente virtuale. Un’app famosa a tal proposito risulta quella di Public Speaking, che qui puoi vedere meglio descritta:

E anche per oggi è tutto. Spero di non averti annoiato. Ho cercato di essere il più breve possibile, ma come hai potuto vedere c’è molto da dire e le scoperte non finiscono mai! Domani parlerò di ansia e VR. Al prossimo post!



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