giovedì 3 novembre 2016

Ansia e VR

Ciao! 
Oggi ti parlo di ansia e VR.


Il termine “ansia” non ti risulterà nuovo. Al giorno d’oggi, dominato da tempi più ristretti e da uno stile di vita maggiormente frenetico, capita più spesso di sentirsi “ansiosi”. Non credo, pertanto, che sia necessario che ti definisca cosa significhi. Quello che invece voglio che ti sia chiaro è che l’ansia non va confusa con lo stress, anch'esso molto diffuso tra le persone ai giorni nostri. In questo link viene spiegata in modo approfondito questa differenza tra i due concetti:


Come ti ricorderai, ieri ti avevo accennato ad un manuale, il DSM-5, che viene usato per classificare le sofferenze psicologiche, gravi e meno gravi, con l’utilizzo di criteri ben determinati. Anche l’ansia è stata inserita al suo interno, con diverse sfumature. Ad esempio, le fobie di cui ti ho parlato nel precedente post (tra cui rientrano le fobie specifiche, l’agorafobia e la fobia sociale) sono una forma di ansia, secondo quanto affermato in questo manuale. Ma non è tutto. Esistono anche: disturbo di panico, disturbo d’ansia generalizzato, disturbo d’ansia non altrimenti specificato, disturbo d’ansia dovuto ad altra condizione medica o ad uso di sostanze, disturbo d’ansia da separazione, mutismo selettivo e, infine, altri disturbi d’ansia specificati. Come puoi vedere, esistono diverse forme di ansia, ognuna delle quali solleva specifici problemi per la persona che ne soffre. Non ti descriverò le manifestazioni di ognuna di esse, né ti illustrerò tutti i tipi di cure realizzati per affrontarle, ma ti parlerò di quelle studiate nell'ottica di una terapia cognitivo-esperienziale, ossia quella che fa uso della VR all'interno delle sue procedure di trattamento.

Uno dei maggiori successi della VR in questo ambito, oltre alla fobie, è quello della cura del disturbo d’ansia generalizzato. L’ansia che caratterizza il disturbo non è concentrata o originata da un particolare oggetto o situazione. I sintomi caratteristici sono paragonabili a quelli degli stati d'allarme e da numerosi segni e sintomi fisici, come emicraniapalpitazionivertigini e insonnia, difficoltà a concentrarsi, tensione muscolare, irrequietezza. Oltre a questi sintomi "fisici" se ne possono accompagnare di cognitivi, come ad esempio sensazione di testa vuota, di distacco dal sé o dalla realtà. Come puoi notare, è un disturbo di una certa gravità e causa molto disagio nella persona che ne soffre. La VR è venuta incontro, fornendo degli strumenti utili al riguardo. Ad esempio, in uno studio di Gorini e collaboratori del 2010, intitolato “Virtual reality in the treatment of generalized anxiety disorders” viene descritta l’efficacia di un trattamento con VR consistente in un’applicazione installata su uno smartphone. Nello specifico, in alcune sessioni sperimentali, il paziente poteva esplorare, attraverso un visore di realtà virtuale montato sulla testa, una bella isola tropicale, seguendo un predeterminato cammino che conduceva a differenti aree rilassanti: falò, spiaggia, cascata. Mentre il paziente faceva ciò, poteva sentire una voce rilassante. Anche a casa sua egli poteva esplorare lo stesso ambiente, con l’applicazione virtuale installata sullo smartphone. Il risultato ottenuto in quella ricerca è molto incoraggiante: alla fine del trattamento, le persone coinvolte hanno ottenuto degli importanti miglioramenti nei livelli del loro disturbo d'ansia Se sei curioso di vedere come possa funzionare un’applicazione simile, non hai bisogno di altro che di uno smartphone con sistema operativo Android o iOS e di un visore di realtà virtuale (ne puoi trovare alcuni anche a 10€) e scaricare l’applicazione “E-motions VR” (nel link qui in basso puoi vederla sull’Apple store):

https://itunes.apple.com/it/app/e-motions-vr/id1078914251?mt=8

Quest’applicazione è molto simile nei suoi principi generali a quella utilizzata nello studio di Gorini e collaboratori di cui ti ho parlato. Essa è utile anche per affrontare rabbia e tristezza. Qui sotto puoi vederne un'immagine.



Veniamo ora al disturbo di panico. Esso può presentarsi assieme all’agorafobia e consiste, come suggerisce anche il nome, in un brusco aumento dell’intensità dell'ansia, la quale raggiunge un picco molto alto in un breve lasso di tempo, durante il quale si possono manifestare alcuni dei seguenti sintomi: palpitazioni, sudorazione, agitazione, sensazione di mancanza d’aria o di soffocamento, dolore o fastidio al petto, nausea o disturbi addominali, sensazione di instabilità, sensazione di “testa leggera” o di svenimento, confusione mentale, brividi o vampate di calore, sensazioni di intorpidimento o di formicolio, sensazione che ciò che si vede o percepisce non sia reale, o sensazione di essere staccati da se stessi, paura di perdere il controllo o di impazzire, paura di morire. L’attacco di panico, dunque, è la forma più acuta e intensa dell’ansia ed ha le caratteristiche di una crisi che si consuma in circa dieci minuti. Un team francese, coordinato da Antoine Pelissolo, ha dimostrato, in un articolo del 2012 dal titolo “Virtual reality exposure therapy versus cognitive behavior therapy for panic disorder with agoraphobia: A randomized comparison study” che si possono ottenere significativi miglioramenti sottoponendo i pazienti a vari scenari per loro ansiogeni, come la metropolitana o il supermercato. Il dispositivo di VR è sempre lo stesso: il visore di realtà virtuale montato sulla testa della persona e l’applicazione per smartphone. Cambia solo il tipo di applicazione utilizzato.
Anche altri studi hanno confermato l’efficacia della VR per curare il disturbo di panico.
Per quello che so e sono riuscito a reperire, questi sono i disturbi d’ansia in cui la VR ha dimostrato la sua efficacia. Inutile specificarti che si sta lavorando per cercare di inserire in modo efficace la VR all'interno degli altri disturbi d’ansia elencati ad inizio post. 

Quello di oggi è l’ultimo post con il quale ho esplorato il rapporto tra VR ed emozioni, nello specifico quelle legate alla sofferenza. Purtroppo non riesco ad esplorare il rapporto fra VR e disturbi alimentari come ti avevo già anticipato, poiché mi devo “trasferire” su di una presentazione scientifica e su un paio di ricerche. Nel caso tu fossi interessato a continuare il blog, basta che scriva un commento oppure mi contatti su Facebook. Gli unici requisiti che ti chiedo sono quelli di essere appassionato di psicologia, meglio ancora se applicata alle cose che riguardano il mondo virtuale (in questo caso, anche i Social Network, le identità virtuali, la Dipendenza da Internet, ecc. rientrano perfettamente nel tema) e di argomentare bene le tue opinioni, con immagini ed esempi tratti dalla tua esperienza, ricerche oppure tue ipotesi. 



Ti ringrazio per l'attenzione che mi hai dedicato fino ad ora! Che la tua curiosità non si fermi qui, ma continui a viaggiare oltre.

mercoledì 2 novembre 2016

Fobie e VR

Ciao, sono tornato dopo questa breve pausa per parlarti delle fobie

Immagino che tu già sappia che la fobia è una paura. Sarà capitato anche a te di avere paura di un qualcosa, magari un insetto, oppure del buio quando eri piccolo, senza sapere il motivo per cui accada questo. Secondo quanto affermato nel DSM-5 (un manuale per diagnosticare le psicopatologie, che vanno da quelle meno a quelle più gravi) una fobia è definibile come una paura o ansia marcata verso un oggetto o verso in situazioni specifiche. Ci sono vari tipi di fobie, tutte facenti parte, sempre secondo questo importante manuale psichiatrico, dei disturbi d’ansia. In effetti, se tu ci provi a pensare, una persona che ha la fobia di un qualcosa sperimenta molta ansia, che si può manifestare in sudorazione, panico e altre reazioni emotive di carattere negativo. Tornando ai vari tipi di fobie, vengono individuate tre categorie: fobia specifica, agorafobia e fobia sociale. Di ognuna di loro ti parlerò in questo post, specificando poi i modi utilizzati per curarle con la VR.


La fobia specifica è la fobia a cui tu potresti essere più abituato a pensare. Viene definita come “paura marcata e persistente, eccessiva o irragionevole, provocata dalla presenza o dall’attesa di un oggetto o situazione specifici” (definizione contenuta nel DSM-5). La tua mente potrebbe pensare ad alcuni tipi di fobia specifica, come la fobia degli insetti (definita entomofobia), la fobia di volare in aereo (aerofobia) oppure la paura dei luoghi chiusi e/o di piccole dimensioni (claustrofobia). Tuttavia, sono convinto che nemmeno la tua immaginazione è così fantasiosa da poter trovare gli innumerevoli tipi di fobia esistenti. Se non ci credi, guarda questo link per farti una piccola idea della varietà di fobie specifiche (che, per giunta, non sono nemmeno prese in considerazione tutte):


Al momento, sembra che siano stati presi in esame alcune fobie specifiche nella letteratura scientifica, con risultati molto promettenti. Facendo riferimento ad alcuni studi riassuntivi dei risultati presentati, come quello di Botella e collaboratori (del 2004) dal titolo “Virtual Reality and Psychotherapy”, oppure quello più recente (del 2016) di Valmaggia e colleghi, intitolato “Virtual reality in the psychological treatment for mental health problems: An systematic review of recent evidence”, è possibile mettere in luce ricerche che hanno l’obiettivo di curare la…:
·         Paura di volare. Esiste un programma per curare l’aerofobia.


Esso è denominato CAFFT (Computer Assisted Fear of Flying Treatment); si basa nel principio di adattamento mediante l’esposizione ripetuta agli stimoli ansiogeni e consiste nel presentare, con un computer, immagini e suoni relazionati con il volo in aereo. Si suddivide in sei sequenze con immagini reali integrate che seguono un ordine cronologico. Così, la prima sequenza ricrea i preparativi, con azioni come l’acquisto dei biglietti e la preparazione delle valigie. La seconda sequenza corrisponde al viaggio verso l’aeroporto, ricreando i momenti in cui si ottiene la carta d’imbarco e l’attesa al gate. La terza, quella che genera maggiore ansietà, è il momento del decollo. La quarta corrisponde al volo e la quinta all'atterraggio. Infine, il programma include una sesta sequenza relativa ad incidenti nella quale vengono mostrate immagini catastrofiche, in modo che la persona sia preparata a gestire una notizia senza che questa le provochi ansia. Come puoi notare è un programma che ricrea in modo perfetto la situazione legata al volo.
·         Paura dei ragni. La paura dei ragni viene curata con un semplice visore di realtà 3D, in inglese chiamato “Head Mounted Display”.


La persona visualizza con i propri occhi un ragno ricreato nell'ambiente virtuale (ad esempio, la VR Oculus Rift). L’obiettivo finale è quello di permetterle di affrontare il ragno concreto e reale dopo diverse sedute di esposizione graduale allo stimolo virtuale.
·         Paura di guidare. Esistono anche in questo caso diversi studi che tentano di valutare l’efficacia di realtà virtuali per curare l’amaxofobia, ossia la paura di guidare. Senza entrare troppo in dettaglio, ti posso dire che lo strumento utilizzato potrebbe essere quello mostrato qui in questa immagine, consistente in una sorta di consolle simile a quella che puoi vedere anche nelle sale giochi.


Certo, naturalmente la componente di divertimento non è qui presente e la persona che presenta questa paura è seguita nella sua graduale esposizione alla guida simulata.
·         Claustrofobia. La paura degli spazi chiusi è un altro dei temi indagati nelle ricerche della realtà virtuale. I luoghi chiusi di cui una persona può avere paura sono molti: l’ascensore, piuttosto che una stanza piccola, ecc. In un certo senso, una delle controindicazioni della VR è data dal senso di claustrofobia che può creare. Tralasciando comunque questo aspetto, che rimane superficiale, in uno studio di Botella e colleghi del 1998 (“Virtual environments for the treatment of claustrophobia”) sono stati creati due ambienti potenzialmente ansiogeni per un soggetto con claustrofobia: l’ascensore e la stanza di una casa. In ognuno di essi, sono state ricreate situazioni tali da esporre la persona ad un più elevato livello di difficoltà, intese nel senso che sono state manipolate caratteristiche dell'ambiente per renderlo più pauroso. Ad esempio, la stanza diventava sempre più piccola o la porta dell'ascensore poteva essere bloccata, dopo essere in un primo tempo aperta.
·         Acrofobia. Per certi aspetti simile alla paura di volare, l’acrofobia consiste nella paura delle altezze e del vuoto. In California sono stati sviluppati dei sistemi di VR per superare questa fobia: in uno di essi, il paziente deve passare sopra di un profondo burrone attraversandolo sopra un ponte sospeso nel vuoto, con tavole strette. L’uso di questo sistema con 32 pazienti ha dato il 90% di successi. 
·         Paura di affrontare un esame. Nell’Università Cattolica di Milano è stata sviluppata un’app per smartphone per venire incontro agli studenti che hanno paura ad affrontare un esame. Si chiama S-360 ed è organizzata in giorni. Va ripetuta alcune volte al giorno, pochi giorni prima dell’esame. La sua efficacia non è stata ancora provata, ma essa sembra molto promettente.


Queste paure sono dei prototipi di fobia specifica. Rimane comunque sempre possibile, nel caso una persona manifesti una fobia diversa da quelle sopra citate, realizzare una VR appositamente costruita per trattare un determinato tipo di problema.

Per quanto riguarda l’agorafobia, essa consiste fondamentalmente nella paura ad attraversare vasti spazi aperti.
Le ricerche di VR che hanno tentato di indagarla sono moltissime e non è necessario che mi dilunghi a passarle in rassegna tutte. Nel caso fossi interessato ad approfondire questo genere di fobia, ti rimando all’articolo di Valmaggia e collaboratori a cui ti ho accennato in precedenza. Quello che qui mi interessa è descriverti un possibile ambiente per curarla, fra i molti, cosicché tu ti possa rendere conto di quanto efficace, oltre che realistico, risulta il trattamento con VR. A tal proposito, questa volta voglio che tu guardi con i tuoi occhi questo video (senza necessariamente ascoltare le parole, bastano le immagini), nel quale sono ricreati ambienti stressanti per una persona con agorafobia:

Come vedi, in un certo senso è molto semplice poter far fronte a questa fobia (come del resto altre) a livello di strumentazione. Si tratta solo di mettersi in gioco, rimanendo comunque seguiti da una figura professionale. I rischi con VR sono decisamente minori da quello che avviene con esposizione dal vivo del soggetto.

Infine, ti voglio parlare della fobia sociale, definita anche disturbo di ansia sociale, è la paura intensa e pervasiva di trovarsi in una determinata situazione sociale. Le situazioni sociali generano, in chi soffre di tale fobia, pensieri negativi, sudorazione, sentimenti di vergogna imbarazzo, paura del giudizio altrui; al più, la persona può anche evitare in modo sistematico le situazioni sociali che generano in lei, appunto, questo genere di disagio, aumentandone il livello di isolamento. Posso dirti che la fobia sociale è stata declinata nella VR in vari modi: uno di essi è la paura di parlare in pubblico. La paura di parlare in pubblico è una sorta di prototipo di fobia sociale, in quanto rappresenta perfettamente i suoi elementi qui sopra descritti. A tal proposito, sono state sviluppate diverse applicazioni smartphone per curare la fobia sociale: si può pertanto parlare di fronte ad una classe virtuale, ad un auditorium di persone, ad un convegno, ecc.., venendo seguiti da uno psicologo, che gradualmente espone l paziente ad un maggiore livello di intensità emotiva, variando alcune caratteristiche dell'ambiente virtuale. Un’app famosa a tal proposito risulta quella di Public Speaking, che qui puoi vedere meglio descritta:

E anche per oggi è tutto. Spero di non averti annoiato. Ho cercato di essere il più breve possibile, ma come hai potuto vedere c’è molto da dire e le scoperte non finiscono mai! Domani parlerò di ansia e VR. Al prossimo post!